Lucamaleonte A Bunc Of Pheasants
Interviste Drago

INTERVISTA CON LUCAMALEONTE

A grande richiesta, in occasione della mostra "Cross the Streets", abbiamo creato "Un Mucchio di Fagiani", una stampa in edizione limitata (1/100) del pezzo site specific realizzato dall'artista per lo spettacolo, di cui restano solo poche copie. Nel corso degli anni, DRAGO, insieme a Lucamaleonte, ha creato diverse mostre collettive e i loro cataloghi, come Scala Mercalli, City Slang e Urban Painting.

di Alice Ghinolfi

Lucamaleonte è un artista contemporaneo italiano conosciuto per le sue opere realistiche e affascinanti, ispirate alla natura e all’arte antica. È uno dei pochi artisti in grado di produrre stencil multilivelli. Nato nel 1983, a Roma, Lucamaleonte si laurea presso l’Istituto Centrale per la Restaurazione. Ha iniziato a dipingere a Roma nel 2001 quando ha scoperto la tecnica dello stencil a un unico livello. Dopo diversi anni ha deciso di abbandonare lo spray e i bisturi ed ha iniziato a disegnare a mano libera sia sui muri della sua città che su tela. L’uso di pennelli, vernice acrilica e la mano libera, ha permesso a Lucamaleonte di modellare alla perfezione il gioco tra luce e ombra. Ispirato alla natura, specialmente alle piante, agli insetti e agli uccelli, ha creato la propria enciclopedia piena di illustrazioni e descrizioni di diverse piante e animali. Le sue opere creano una relazione tra spettatore e immagine che può modificare la sensazione, i pensieri e le azioni del visitatore.

Dopo diverse mostre collettive e relativi cataloghi realizzate da DRAGO assieme a Lucamaleonte nel corso degli anni come Scala Mercalli, City Slang o Urban Painting, finalmente e a grande richiesta, in occasione della mostra Cross the Streets, abbiamo realizzato “Un Mucchio di Fagiani” una limited edition print in edizione 1/100 del lavoro site specific realizzato dall’artista appositamente per la mostra, di cui restano ormai ancora pochi esemplari.

Parlare con Luca è sempre un piacere: nonostante sia un artista acuto, tagliente e provocatore tutta la sua indole rimane sempre filtrata da un aplomb molto naturale, atteggiamento che traspare anche dalle sue opere e dalla tecnica da lui usata, è infatti maestro dello stencil a moltissimi livelli, pratica che richiede un’attenzione e un autocontrollo davvero fuori dal comune. Qui un piccolo assaggio del suo punto di vista su alcuni temi che volevamo affrontare con lui…

Perché ti sei avvicinato al mondo della Street Art? Quando e con quali obiettivi?
Mi sono avvicinato al mondo della Street Art casualmente, ho iniziato con i graffiti nella seconda metà degli anni ’90, ma con scarsissimi risultati, che mi hanno convinto ad abbandonare quel percorso molto presto e dopo pochi tentativi, ma l’opportunità di lavorare per strada mi è rimasta nel cuore e nella testa. Nel 2002 circa ho iniziato a realizzare i miei stencil per strada, ispirato dalle cose che vedevo nella mia zona, gli stencil di JBRock, uno del Masito, e gli sticker di Pane.
Non avevo nessun obiettivo se non quello di assecondare un istinto, non sapevo che esistesse nel mondo un movimento chiamato “Street Art”, l’ho scoperto solo anni dopo, quando internet ebbe maggiore diffusione.

A cosa stai lavorando in questo momento? Cosa ci presenti per il prossimo futuro?
Sto lavorando per alcuni marchi piuttosto importanti e con fatica porto avanti anche un mio percorso personale. Dovrei iniziare ora a preparare la mia prima mostra in galleria dopo tanti anni di digiuno, sto ragionando ancora sui concetti, sarà a novembre, a Milano.

Qual è il lavoro a cui sei più affezionato? E quale uno che avresti sempre voluto fare ma ancora non sei riuscito?
Il lavoro a cui sono più affezionato, anche se sembra ruffiano dirlo, ma è la verità, è il muro realizzato per la mostra Cross The Streets al Macro, il “Mucchio di Fagiani”. È il lavoro di cui sono più orgoglioso, di cui spesso vado a riguardarmi le foto e che mostro a tutti.
Non saprei, sicuramente appena finirò l’intervista mi verrà in mente!

Realizzando il tuo lavoro sulla strada, automaticamente interagisci con l’ambiente circostante, a differenza dell’opera in un museo che viene posizionata in uno spazio ad hoc realizzato appositamente per accoglierla. Come pensi che il tuo lavoro interagisca con l’architettura urbana e cosa pensi apporti di nuovo al fruitore che la incontra “casualmente”?
Ogni lavoro interagisce in maniera diversa con l’architettura, io cerco di amalgamare il tutto in modo che non risulti come un disegno semplicemente appiccicato su una superficie.
Spero che l’osservatore che per caso si imbatte in un mio lavoro in strada sia portato a domandarsi il motivo per cui sia stato realizzato proprio in quel contesto e quale sia il significato simbolico del lavoro, anche in relazione all’ambiente circostante.

Come descriveresti la “faida” che si è venuta a creare fra il mondo dei graffiti e quello della Street Art?
Personalmente non mi interessa molto, cerco di volare un po’ più alto, ho poco tempo e ancora meno da dedicare agli scazzi. Io cerco di rispettare chi ci mette il cuore e non coprire nessuno, e spesso ottengo rispetto di rimando. Mi è capitato solo una volta di coprire un graffito e ancora oggi mi dispiace, non potevo fare niente per evitarlo e mi sono anche scusato con chi lo aveva realizzato, apprezzo molto chi si sbatte a fare il proprio in maniera libera e selvaggia, spesso di più di chi lo fa con permessi, cestello elevatore e gallerie alle spalle, anche se io spesso appartengo alla seconda categoria!

Molti sostengono che la Street Art sia “morta”. Tu cosa ne pensi?
Non so, io faccio il mio. Sicuramente non vive il suo miglior momento, ha perso molto di quella spinta istintiva che la contraddistingueva anni fa. Si sta evolvendo in qualcos’altro e si vedrà sul lunghissimo tempo chi è veramente motivato a fare un percorso artistico e chi lo fa solo per sfruttare la moda del momento. C’è da dire che non sopporto proprio tutte le chiacchiere da social network che si fanno intorno alla Street Art, i tour guidati, i fotografi amatoriali che girano per il mondo a fotografare muri perché va di moda, senza conoscere realmente quali sono le dinamiche di questo lavoro. Spesso ci collezionano come figurine.

Lucamaleonte Intervista Drago

I grandi marchi che si avvicinano alla sottocultura urbana dal tuo punto di vista hanno un impatto positivo o negativo sul movimento? Qual’ è la “sottile linea rossa” che separa il commerciale dall’underground?
Non credo che influiscano più di tanto, io lavoro spesso con brand anche grandi, ma quello fa parte del mio lavoro, che è quello dell’artista e dell’illustratore. Quando posso fare un lavoro più personale, sicuramente seguo il mio istinto e racconto la mia visione del mondo senza mezzi termini. Poter lavorare con dei marchi ed essere pagato per disegnare sui muri, mi consente di portare avanti progetti miei che altrimenti non vedrebbero la luce per mancanza di budget.

Quanto peso hanno oggi i social network nell’affermazione del successo di un artista e tu che uso ne fai?
Non sono bravissimo ad usare i social, e mi annoio abbastanza, Instagram forse mi diverte un po’ di più per la cosa delle storie, mi sembra che ci sia più interazione, e questo mi piace. Spero di poter avere presto qualcuno che gestisca questi aspetti perché tolgono tantissimo tempo a tutto il resto e tantissimo spazio mentale che potrei dedicare ad altro.

Cosa consiglieresti a un giovane ragazzo che da grande vorrebbe fare lo Street Artist?
Intanto gli consiglierei di cambiare idea! Poi se è veramente convinto, gli direi che serve amore, umiltà e studio, come per qualunque tipo di arte, e di togliersi dalla testa di fare lo Street Artist per avere successo, perché le reali motivazioni si vedono da lontano.

One thought on “INTERVISTA CON LUCAMALEONTE

  1. ARDUINO DOTTORI ha detto:

    Ho scoperto solo recentemente Lucamaleonte e ne sono rimasto molto affascinato per l’originalità e la raffinatezza delle sue opere.

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