Marco Kayone Mantovani Interview
Interviste Drago

INTERVISTA CON MARCO KAYONE MANTOVANI

di Alice Ghinolfi

Vecchia scuola è un’antologia “monumentale”, con più di 450 pagine fra interventi e immagini inedite. Quanto tempo hai impiegato a realizzare la tua ricerca? Che idee avevi prima di iniziare e come si è svolto il tuo lavoro?
Penso che la cultura Hip Hop regali molto alle nostre vite, farne parte vuol dire anche caricarsi del dovere di non essere solo spettatori, ma attivi artefici della sua divulgazione e storicizzazione. Fin dai primi anni ’80, tempi senza internet, questo per me aveva voluto dire fondare la prima fanzine di Graffiti Writing di Milano, Tribe Hip Hop Magazine. Era un mezzo per far vedere le nostre cose e comunicare con l’estero, urlando la nostra esistenza e rappresentando la scena italiana. Vecchia Scuola, in un certo senso, è l’evoluzione del lavoro iniziato allora, e archivia proprio quel periodo al quale sono legato. Il lavoro ha richiesto anni, proprio perché fotografa un periodo prima del digitale, ma entusiasmante proprio per quel motivo. Sapevo cosa cercare, ma ho trovato di più, da qui il lavoro “monumentale”, che racchiude la nascita del fenomeno del Writing a Milano dal 1980 ai primi anni ’90. Un periodo che meritava di essere “archiviato”, con lo strumento che amo, un libro… diverso dai social, dai blog e dai siti, senza velocità, con l’amore di sfogliare una pagina, come andare a vedere un pezzo dal vivo, dall’altro capo della città. Non ho idea delle foto che io abbia scansionato, ritoccato e poi impaginato, ma Vecchia Scuola, rimane pur sempre figlio del contributo di tanti.

Vecchia Scuola, Marco KayOne Mantovani, Drago Publisher

Qual è la differenza più evidente fra il mondo del Writing dei primi anni Novanta e quello di oggi? Cosa ti manca di più di quegli anni e cosa invece è migliorato?
Come dicevo iniziare a dipingere in un periodo senza informazioni, senza internet, senza tutorial è stata un’esperienza entusiasmante. Vecchia Scuola rappresenta degnamente la nascita di questa cultura a Milano, certo la “vecchia scuola” rimarrà sempre quella di New York… ma questo libro, racconta quei momenti in cui i primi kids meneghini posero le basi portanti, di quell’evoluzione che dal 1994 in poi, esplose città. La differenza è tutta qui, i primi ricerca e nascita, i secondi evoluzione ed espansione, senza una vera differenza o miglioramento ma semplicemente come conseguenza l’una dell’altra. Certo, quegli anni per me rimarranno magici per l’energia e la voglia di scoprire, cose che forse si sono perse quando il Writing uscendo dall’underground inevitabilmente è diventato più mainstream, perdendo forse in personalità. Di fatto, i ragazzi non sono più costretti ad improvvisarsi piccoli alchimisti e artigiani, tagliando e bucando tappini, mischiando inchiostri improbabili e costruendo pennarelli con il Pratico, questo è un bene, ma anche no.

Marco KayOne Mantovani Vecchia Scuola
Vecchia Scuola, Marco KayOne Mantovani

Oramai la Street Art ha sdoganato anche il graffitismo e i cittadini sono quasi assuefatti dagli interventi sui muri della propria città. Che tipo di reazioni suscitavate in quegli anni?
La Street Art è una forma di espressione con più linguaggi decodificabili, vuoi mettere con una tag sul muro di casa! Questo ha aiutato la Street Art a guadagnarsi “ambite” facciate cieche e muri in prima fila. Di fatto nella prima ondata di street artists ci sono molti ex writers, che hanno portato con sè modus operandi e attitudine, ora nella maggior parte dei casi persa, riducendo un gesto rivoluzionario a pura decorazione. L’idea che possa essere stata la Street Art ad aver sdoganato il Graffiti Writing mi imbarazza e diverte in un certo senso. Questo è avvenuto anche semplicemente per stagioni della vita degli stessi artisti, che in molti casi hanno subito un cambiamento e un’evoluzione personale, che li ha portati altrove. Vecchia Scuola parte da anni in cui tutto si stava creando, ancora prima del problema legato alle firme e i bombing, ma in cui il fermento era sincero e così veniva percepito dalla gente, che nella maggior parte dei casi apprezzava. I numeri hanno cambiato le cose, portando il Writing di Milano a confrontarsi con problematiche come repressione e task force, che altre città europee, prima di noi, avevano già visto. Di fatto, le cose non sono cambiate, lasciando sotto i nostri occhi, una città ancora attiva sotto ogni punto di vista, che siano muri legali o tunnel neri. Personalmente ho sempre suscitato una certa tenerezza, vedere nel 1988 un quindicenne alle prese con muro e colori, doveva sembrare un gesto apprezzabile e dolce, ci diede la possibilità di esercitarci e costruire le prime Hall of Fame, che per quanto noi dipingessimo in maniera leggera rimanevano pur sempre illegali, un gesto inconsapevolmente anarchico.

Qual è l’esperienza o l’avvenimento che ricordi con più affetto?
Proprio perché erano anni di nascita, ogni piccola scoperta, foto nuova o incontro era un grande avvenimento. Questo rende quegli anni incredibili, insostituibili e meno noiosi. Ognuno è figlio del proprio tempo. Non ho un’esperienza in particolare, ne ho troppe, forse quello che più ricordo con affetto è la leggerezza di cui parlavo, che ci permetteva di dipingere un muro per strada o un treno come se fosse normale farlo, inevitabile, la strada che dovevamo intraprendere, senza pensare a conseguenze o problemi, noi dovevamo colorare il mondo e lasciare il nostro nome.

Hope - cm 190 x 130, mix media on canvas, 2016
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Progetti futuri? Cosa ci dobbiamo aspettare da te?
Vecchia Scuola – Graffiti Writing a Milano è stato il mio primo libro. Ora, oltre a continuare il mio percorso con le mie opere di post-graffitismo indoor e i miei muri in giro dove riesco outdoor, sto realizzando un nuovo libro. Sempre legato alla storia del Writing in Italia, ma questa volta parlando del paese di Quattordio. Luogo importante perché palcoscenico di un importante happening in occasione di “Arte di Frontiera”, mitica mostra del 1984 realizzata a Bologna, Milano e Roma. Quattordio ospitò i capostipiti Rammellzee, Phase 2, Delta 2 ed Ero, che lasciarono una traccia indelebile in questo luogo, che celebrò la loro venuta con un libro rarissimo. Nel mio nuovo libro proporrò in versione rivisitata quei contenuti, rendendoli così accessibili a tutti, con materiali inediti e parlando anche del nuovo progetto QUA – Quattordio Urban Art, intrapreso con il Comune e il paese, sempre attivo e interessato ad accogliere questo linguaggio, che fa parte della loro memoria storica.

Qual è una domanda a cui avresti sempre voluto rispondere e che ancora non ti hanno fatto? Puoi fartela da solo e risponderci come su usava in quella simpatica trasmissione notturna di quando eravamo giovani…
Trovare una domanda è difficile, ce ne facciamo già troppe… una riflessione però l’ho maturata. Realizzare Tribe Hip Hop Magazine, Vecchia Scuola e adesso il nuovo libro mi fa capire che ho cercato di lasciare per anni una traccia con il mio lavoro per strada, continuando, in parte riuscendoci, ma per ironia della sorte, forse i migliori risultati li avrò in maniera diversa, sempre scrivendo, ma non il mio nome, ma un pezzo della storia della nostra cultura, archiviandola… il mio contributo, ci vediamo in strada.

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CROSS THE STREETS

  • Autore: Paulo von Vacano (ed.)
  • Formato: Softcover
  • Pagine: 288
  • Data di pubblicazione: Aprile 2017
30,00

VECCHIA SCUOLA

  • Autore: Marco "KayOne" Mantovani
  • Formato: Copertina
  • Pagine: 464
  • Data di pubblicazione: Luglio 2017
  • Lingua: Italiano
45,00

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