Un’altro progetto di Drago, se non un progetto “a la Drago”, ossia visionario, crossmediale, inaspettato e lungimirante, è la realizzazione, prima che sia Natale e che, tutti riuniti in una stanza ad abbracciarci e stringerci le mani, di All You Can Eat – A Traptattoo Story, un libro – diario – testimonianza – whatever… che ci permetterà di sbirciare un po’ nella vita di Federico Ceruso, più noto come Pepemaniak, e nella realtà che lo circonda fatta di musica, dripping, moda, dissing e molto altro…
Intanto leggete un po’ cosa ha da dire il ragazzo, intervistato in questi lunghi giorni dalle penne di Drago che non si placano mai!

Come ti è venuto in mente di fare un libro? Come è nata la tua liason con Drago?
Ho pensato di fare un libro perchè in questo mondo telematico, dove tutto appare e scompare in tempi da record, volevo fare qualcosa che rimanesse. Da far vedere a mio figlio quando sarebbe cresciuto. O per rivederlo io, e pensare a quanto era ed è passato velocemente il tempo senza lasciare segni, perchè neanche le canzoni rimangono ormai come negli anni precedenti a riportarti flashback. Le canzoni ora durano neanche un anno e poi si scordano. Per avere un nitido ricordo di un tempo che, per via di Instagram o Facebook o tutti i social, andrà a scomparire senza essere ricordato..
Il legame con Drago sinceramente non ricordo perfettamente come sia nato! Ma sicuramente l’importante è che sia nato!! Anzi, a pensarci bene, eravamo ad un market non mi ricordo bene quale, dove ho visto dei libri che facevano con vari artisti e ho subito pensato che se l’avessi fatto io sarebbe stato super interessante e sarebbe andato a ruba! Allora glielo proposi e parlandone e riparlandone conquistai un appuntamento.. Da li penso di averli convinti. E grazie all’aiuto di un mio carissimo amico, Giordano, piano piano è diventato da un idea a una vera e propria opera d’arte.
Parlami del titolo, “All You Can Eat”. Cosa significa e che senso gli dai?
All You Can Eat è il titolo. Mi rappresenta come penso rappresenti anche questo periodo storico. All You Can Eat è una forma di ristorante dove entri e mangi tutto senza limiti, paghi per quello che ti danno, che è merda, ma in quantità esagerata e in forme diverse. Di tutti i tipi. Un po’ come questo periodo storico in cui stiamo vivendo. Un po’ come noi, che adesso vogliamo tutto e subito, per poi saturarci e sentirci male. Avevo pensato questo nome per la mia mostra a Roma, programmata per quest’anno. Dove il concept era chiaro, una volta dentro potevi “mangiare” di tutto, nutrirti di ogni piccola e grande cosa, farla tua, anche a prezzi modici, poi uscire e vomitare. E una volta intrapreso il percorso del libro è stato chiaro che anch’esso avrebbe rispettato questo spirito, un po’ come me, che racconta un po’ di tutto. Carne e pesce insieme.

Cosa fai nella vita e cosa vuol dire nel 2020 essere un creativo?
Nella vita faccio tantissime cose.. Sono un tatuatore da 10 anni, professione che mi ha insegnato tanto tra cui dedizione, studio smodato del segno e dei canoni di bellezza o del tatuaggio piuttosto che il sacrificio. Poi sono un creativo, principalmente. Faccio abbigliamento di vario genere, ho avuto un brand e facevo campionari, poi lavoro per altri brand, cosa che mi prende sicuramente meno tempo e mi fa riuscire a vivere un pochino meglio. Sono un artista ovvero faccio i miei quadri, e opere d’arte varie come sculture toys e altro, e queste cose si completano molto. Specialmente quando definisco un tattoo o un pezzo d’abbigliamento un opera d’arte 🙂
Nel 2020 essere un creativo vero significa principalmente rincorrere un qualcosa che solo tu pensi di intuire, ricercare smodatamente un dettaglio che ritieni essenziale e poi, dopo averlo trovato e essertici avvicinato, fartelo rubare in maniera meschina da una qualunque mason o designer o chi per lui che lo usa senza darti credito. In questo mondo dove Instagram la fa da padrone le tue idee sono alla mercé del mondo che non ha la capacità neanche di saperle usare bene. E vengono cosi distorte e tu muori piano piano con loro.
(Oppure puoi solo farti definire creativo, ovvero guardi Instagram qua e la finchè non ti piace qualche cosa e la rubi da un povero creativo e poi magari rischi di diventare anche famoso. E poi vai avanti a ciucciare idee altrui senza mai soffrire o penarti).
Sei molto vicino all’ambiente della trap italiana, ci spieghi il tuo ruolo nel panorama musicale del momento?
Sì, da un po’ di tempo sono molto vicino al panorama trap italiano, sicuramente perché fin dall’inizio della trap in Italia mi sentivo molto affine al mood che professava. Anche forse perché ho vissuto a Miami per i 4 anni prima che questo fenomeno arrivasse in Italia… A partire dai tattoo che 4/5 anni fa iniziai a fare, erano traptattoo come a me piaceva definirli. Venendo dal mondo dei tattoo canonici che dovevano rispettare delle regole, iniziai a fottermene delle regole. Gli altri tatuatori mi prendevano in giro dicendo che facevo tatuaggi non finiti… ma sapevo che il tempo mi avrebbe dato ragione.. e poi per il mio modo di vivere… era trap fin dall’inizio. Mi piaceva mostrare senza farmi paranoie, andare in calzini e ciabatte e sapere che ero superiore alla vecchia guardia di poser. Professavo il mio brand che era una figa gigante sulla maglia e dicevo “il mio brand è per la gente che può” già chiaro in mente che la fascia di ricchi si sarebbe spostata dai medici avvocati ai rapper o motociclisti o comunque giovani imprenditori usciti dalla trap. Questo vuol dire trap. Che non sei già indirizzato ma che ti ci sei indirizzato, e puoi scegliere con più libertà. Cosi iniziai a prendere sempre più contatti con la scena. Tra i primi sicuramente fu la Dark Polo Gang che all’inizio sopratutto era una vera potenza, parlo a livello di energie, che se ne fotteva di tutto e tutti e credeva in se stessa. Poi da li molti altri tra cui DrefGold e Capoplaza, che sono i miei brooder e poi sempre di più…

Ci consigli qualche cantante, beatmaker o producer da seguire?
Certo! A parte i piu famosi che seguirete tutti di giá, io penso che persone super valide siano Yamba, J Lord e Christian Revo.
Che utilizzo fai delle piattaforme social? Quanto sei dipendente?
I social in generale li uso molto poco. Anche se nel mio mondo e nel mio lavoro più sai usarli e meglio ti trovi. Facebook penso di non aprirlo da 5 o 6 anni… Infatti non mi gira bene.. Ho solo persone che conosco personalmente. Instagram invece lo uso un po’ di più perché è un canale molto importante per il mio lavoro. E anche se non sono proprio portato mi va abbastanza bene. Questo vuol dire che se lo sapessi usare sicuramente sarei molto più famoso e il business andrebbe molto meglio 🙂 Sicuramente il fatto di non saperlo usare parte dal fatto che meno lo uso e meno sono dipendente, perché l’ultima cosa che vorrei è essere agitato se devo mettere un post o meno.


Ci racconti un po’ del tuo libro. Cosa vuoi raccontare ai tuoi lettori e qual’è idealmente il tuo pubblico di riferimento?
Il mio libro parte dalla consapevolezza di non voler per forza raccontare una cosa, di non voler mandare un messaggio. Ognuno può sicuramente trovarcene uno importante dentro. Il mio pubblico di riferimento penso sia la nuova guardia di ragazzi che, come me, all’inizio ha paura di percorrere una strada rispetto a un’altra. E magari in più fargli sconfiggere quelle paure. Oppure semplicemente dargli uno stimolo a fare. Perché molte persone come me all’inizio sono bloccate a fare qualunque cosa per non risultare inadeguati.. I miei amici artisti e galleristi mi dicevano sempre che io non lo ero.. ora molti hanno smesso di fare gli artisti e fanno lavori normali, e i galleristi hanno chiuso le gallerie… mentre io vivo ancora di questo.
Come ti vedi fra vent’anni? E come vedi il mondo nel 2040?
Bella domanda, io che ho sempre professato il 2038 perché volevo far capire che stavo 20 anni avanti mi immagino in finale il futuro molto brutto… Mi fa paura tutta questa tecnologia. Già i miei genitori adesso sono tagliati fuori da molte cose, non mi voglio immaginare io che ci capisco poco più di loro tra 20 anni che non riuscirei neanche ad aprire il frigo nuovo 🙂 (per rendere l’idea io sono uno di quelli che ha comprato bitcoin ma non so neanche come e dove sono ed ho perso la password per rientrare in quei siti dove li avevo comprati…) Spero si tornerà all’utopia del mondo semplice ma so che non sarà così. Le persone si venderanno anche l’anima perché la terra se la sono già venduta. Nessuno ha diritto neanche adesso alle proprie foto messe su internet, figuriamoci in un futuro dove tutto sarà ripreso e i dati studiati e venduti. Saremo numeri.

Side (Dark Polo Gang), Pepemaniak e DrefGold

Side (Dark Polo Gang) e Pepemaniak
Come vivi questa quarantena da Covid-19? Cosa consigli ai segregati come te?
Questa quarantena non mi pesa. Io sono abituato a stare molto tempo a casa e da solo. Ho sofferto molto quando sono partito per Miami la prima volta, lontano dalla famiglia da solo per molto tempo (circa 4 anni). Era una quarantena forzata perché non sapevo neanche l’inglese e fuori dalla mia casa era un altro mondo. Ma dopo aver conosciuto meglio me stesso ora apprezzo lo stare da solo e sicuramente se uno sta bene con se stesso sta meglio anche con gli altri e con il mondo. Io consiglio di fare mente locale o mind setting come si dice in inglese. Organizzarsi, meditare. Fare tutte le cose che il mondo frenetico non ti da la possibilità di fare. Stare bene con la famiglia o rivalutare i momenti da solo. Leggere documentarsi studiare imparare. Avere consapevolezza della vita e della morte, di quello che avevamo e che davamo per scontato e di quello che da un momento all’altro può non esserci più. Consiglio di coltivare passioni e di imparare ogni giorno cose nuove, che il cervello sennò si fossilizza come il posto in cui viviamo.
Per favore, raccontaci un aneddoto davvero divertente racchiuso nel libro, cosi da lasciarci un pensiero divertente in queste lunghe giornate..
Mah potrei raccontarvi di quella droga rosa che prendemmo in una festa tra artisti e persone che gravitano il mondo dell’arte.. o di quel bagno di lusso completamente invaso da vomito e diarrea :] ma forse ogni parola sarebbe invasiva, perché a ognuno le immagini scaturirebbero qualcosa, e quel qualcosa sarà l’essenza del libro.

MUERTE
- Autore: Mike Giant
- Formato: Softcover
- Pagine: 96
- Data di pubblicazione: 2009
- Lingua: Inglese
THIS IS LOS ANGELES
- Autore: Estevan Oriol
- Formato: Copertina
- Pagine: 224
- Data di pubblicazione: 2018
- Lingua: Inglese
VANGELO MMXVIII
- Autore: Paolo Cenciarelli
- Formato: Softcover
- Pagine: 224
- Data di pubblicazione: 2019
- Lingua: Italiano
VECCHIA SCUOLA
- Autore: Marco "KayOne" Mantovani
- Formato: Copertina
- Pagine: 464
- Data di pubblicazione: Luglio 2017
- Lingua: Italiano